Mercatini dell’usato

Nel viaggio di SpazioRiuso.it attraverso gli spazi dell’usato e del riuso abbiamo notato una gran confusione anche nel confrontarci sui luoghi in cui si scambia e si vende/compra la merce usata, in particolare i non “addetti al riuso” che non sono direttamente  coinvolti in questo nuovo spazio economico  sembrano far confusione tra negozi e mercatini dell’usato –persino qui in redazione durante le riunioni!

Quando parliamo di mercatino dell’usato non intendiamo soltanto i mercatini che tutti immaginano  -quelli un po’ pittoreschi che si svolgono tra le strade e le piazze delle nostre città per intenderci- ma questa parola “colorata” definisce anche un altro tipo di spazio: sono mercatini dell’usato anche alcuni dei negozi dell’usato che puntano sull’economia del riuso come stratagemma e speranza per un’ economia più sostenibile.

In particolare questi mercatini si definiscono “mercatini in conto vendita”; si tratta di strutture, più precisamente delle agenzie d’affari, in cui i cittadini –privati- possono portare ed esporre i propri oggetti usati perché altre persone, interessate, li vedano e possano acquistarli.

Il titolare del mercatino in conto vendita, quindi, non ha, nel suo negozio, oggetti e, in generale, merci di sua proprietà ma li espone e vende per conto di terzi. Il suo rientro economico, in cambio di questo servizio di intermediazione, è una commissione calcolata in percentuale sul prezzo di vendita dell’oggetto.

Chiunque voglia vendere un oggetto in suo possesso, quindi, anche per questioni normative e fiscali, può portarlo semplicemente in un mercatino in conto vendita .

È bene ricordare che la merce in vendita resta sempre di proprietà del privato cittadino e il responsabile del mercatino si incarica di custodirlo con cura ed esporlo come stabilito nel contratto.

Se decidi di portare della merce in un mercatino dell’usato ricorda che il tuo guadagno –ma anche quello del responsabile del mercatino- diminuiscono col passare del tempo. Del resto il valore di un oggetto usato dipende dal suo valore d’uso che, a sua volta, dipende dalla volontà e dal bisogno che hanno gli altri di riutilizzarlo.

Ad esempio se portassimo in un mercatino la prima sciarpa fatta a mano da un nostro familiare –che, per quanto sia soddisfacente vederla finita è, probabilmente, piena di errori, buchetti e fili che spuntano dove non dovrebbero- probabilmente nessuno la comprerebbe neanche al prezzo di costo della lana usata per farla: quella sciarpa per il proprietario ha un valore altissimo che però non è il valore attribuitole da altri, che non ne conoscono la storia e che non hanno un legame affettivo con la persona che l’ha fabbricata.

Al contrario, una bicicletta, un passeggino, una libreria, una bella borsa da signora, hanno un valore molto alto attribuitogli dalla collettività, e cioè il valore d’uso quotidiano.

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