Riuso temporaneo di spazi in abbandono: l’esempio di temporiuso

Ringraziamo Paolo Cacciari per averci inviato il suo approfondimento sul progetto temporiuso.net, un’associazione culturale per la promozione di progetti di riuso temporaneo di spazi in abbandono.

L’articolo pubblicato sul settimanale Left il 1 Maggio 2015 è di Paolo Cacciari.

Riuso temporaneo di immobili abbandonati

Disoccupazione e inutilizzazione del patrimonio immobiliare sono uno spreco, oltre che un insulto ai diritti fondamentali delle persone. Questo si sono detti qualche anno fa Isa, Andrea, Giulia, Samantha, Sofia, Tim, Valeria, giovani architetti di Milano che, sulla scorta di esempi internazionali e di una loro esperienza concreta nelle associazioni Citymind a Bruxelles e Ada Stecca, che gestisce il centro socio-culturale Stecca 3 nel quartiere Isola, hanno dato vita ad un progetto (www.temporiuso.org) per la promozione del riuso temporaneo di spazi dismessi in abbandono con tanto di pubblicazione di un manuale di istruzioni da mettere in pratica in 7 mosse (Temporiuso. Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono, in Italia. Altreconomia, 2014). Primo, mappare gli spazi abbandonati e sottoutilizzati. Solo a Milano si contano oggi 3.470.000 mq di cui oltre 1 milione di mq di scali ferroviari abbandonati, circa 50 cascine e capannoni agricoli in disuso, oltre 70 edifici vuoti in città, e le agenzie immobiliari lamentano che circa 885.000 mq di uffici risultano sfitti. Secondo, ascoltare le richieste e raccogliere le esigenze della popolazione del posto. Terzo, valutare, attraverso una progettazione partecipata, opportunità e risorse attivabili per il riutilizzo e la gestione. Quarto, proporre ai legittimi proprietari, pubblici e privati, uno scambio: una concessione temporanea in uso gratuita (solitamente da uno a tre anni rinnovabili) in cambio di una “presa in cura” dell’immobile. Quinto, indire un bando pubblico per l’assegnazione degli spazi premiando quelli più creativi di valore d’uso per le popolazioni della zona. Progetti legati al mondo della cultura e dell’associazionismo, ma anche vere start-up del coworking, dell’artigianato e piccola impresa, dell’accoglienza temporanea per studenti e turismo low cost, con contratti ad uso temporaneo a canone calmierato. Sesto, presentazione e start-up delle nuove attività. Settimo, loro inserimento in una rete cittadina in modo che le attività generate possano essere conosciute, confrontate, replicate. Tutti ci guadagnano: i proprietari che sottraggono i loro immobili al vandalismo e al deperimento in attesa di tempi migliori per i grandi investimenti, le comunità locali che bonificano luoghi degradati, le nuove imprese di giovani (e non) che trovano spazi autogestiti dove poter sviluppare i propri sogni collettivi. Per crederci basta andare a vedere il giardino temporaneo Lunetta (in attesa del parco promesso) inaugurato qualche giorno fa con opere autocostruite, giardini, orti didattici, mercatini del biologico, giochi per bambini e panchine.

paolo

 

 

 

Paolo Cacciari è giornalista, autore di vari scritti sulla decrescita. Da ultimo: “Vie di Fuga”, Marotta & Cafiero, 2014, Napoli.

 

 

 

 

 

 

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